martedì 10 agosto 2010

Il teatro è un posto di brutalità

Come qualcuno saprà io frequento un'università di preti.
Tra le offerte formative di questa c'è anche un surrogato del DAMS, ma più costoso e con un acronimo migliore: purtroppo, però, la maggior parte dei frequentanti è gente un po' bizzarra, che sembra giust'appunto uscita dalla casa del Grande Fratello, e non ha nulla a che vedere con la tv del vaticano che doveva organizzare Arbore ne Il Papocchio. Sono ragazzi che, nelle ambizioni più pure, aspirano al massimo a scrivere una puntata di Un posto al sole.
Tra di essi, però, c'è una piccola minoranza: quella che vuol fare teatro e poi finisce a fare il professore delle varie discipline teatrali. Li puoi riconoscere a occhio perché sono tutti la versione fallita di Gigi Proietti.

Alti, magri (da giovani han patito la fame), con barba incolta che da carattere. Vivono una capacità grossolana di passare da un portamento formale, profondo, da teatro di prosa, a quello più ammiccante e ambiguo da comico di avanspettacolo, l'aver fatto il quale una decina d'anni fa si sarebbero vergognati come ladri, ma che oggi da spessore al curriculum, assieme a quelle brutte e mal fatte repliche di opere dannunziane.
La cosa più caratterizzante, però, è che han tutti teorie assurde sull'attore e il pubblico, le quali il più delle volte ripropongono in chiavi sessuali per tutto: Romeo&Giulietta? Sesso. Le opere di Brecht? Sesso e straniamento; straniamento sessuale, naturalmente. Il teatro di Dario Fo? Sesso ed anarchia. I morality plays medievali? Sesso con Everymen.
Ma il lato più divertente è come non abbiano pietà per nessun contemporaneo in vita, soprattutto se pluri-premiato e riconosciuto al livello internazionale, e non puoi credere che quest'astio non derivi da nient'altro, se non dal fegato che rode dall'invidia. Voi non immaginate cosa ho sentito dire su Dario Fo... e se Pirandello fosse ancora in vita, avrebbero da ridire anche su di lui, magari perché c'è poco sesso nelle sue rappresentazioni.
Amano solo le cose più estreme e dal simbolismo più scadente, fallimentari, di quelle che se han venti spettatori a sera è perché l'attore principale ha molti parenti.

Ecco perché io non vado mai a teatro (ah, e anche perché stare seduta in sala mi annoia).


Annunciazione da Il Papocchio.

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