lunedì 9 agosto 2010

Amore e paroxetàina

Sono una donna, non sono una santa.
Hm.
Beh, essendo donna (o tonna) ho anch'io il diritto di farmi una vita sentimentale.
Franz è più piccola di me, ed è ancora nella fase degli amori platonici e dei sogni a occhi aperti e del ragazzo bellissimo con cui ti trovi gomito a gomito all'università, ma che però non sai se sia interessato o meno.
Però ti basta (o ti fai bastare) il fatto di vederlo tutti i giorni, di ricamarci sogni, di andare all'uni con quel pizzico di vitalità che ti è dato dall'adrenalina.

Io, invece, faccio sul serio.
[non che Franz non facci sul serio, eh. E' solo che la fase successiva arriverà fra un paio d'anni. O, almeno, ci piace pensare che a determinate cose si giunga a una determinata età, anche se ormai le tredicenni odierne hanno già baciato, ciulato, svenduto se stesse a mezza città, e financo detto 'Ti amo' da sobrie]


Dicevo, faccio sul serio.
Dopo un fidanzamento naufragato per mancanza di interessi comuni, maturità, empatia, stima reciproca,
finalmente ho trovato il Ragazzo.
Quello con la R maiuscola (e anche moscia, in effetti),
quello che anche se ti alteri poi cominci a pensare alla dolcezza del suo viso, al suo sorriso, ai suoi occhi solo per te, alla sicurezza che ti infonde, al suo bisogno di dolcezza perché anche lui è umano e ha bisogno della tua dolcezza, e allora ti molce il core e torni a essere very puccy :3

Ho divagato?
Forse.

La paroxetina.
Voi tutti sapete (e se non lo sapete, ora lo sapete) che da un po' di mesi convivo con questo simpatico principio attivo che mi circola nel cervello.
Ma questo principio attivo nasconde un'insidia che non sono più disposta a tollerare.
Insidia che non specificherò in questa sede.

Ho deciso così, senza autorizzazione, di scalare la dose. Sperimento le scossette al cervello (che non ho) tipiche della sospensione/riduzione, ma riesco a tollerarle.

Il vero problema è che sclero. E purtroppo sclero anche col mio Ragazzo, il quale è l'ultima persona al mondo a meritarsi una sclerata da parte mia.
Per cui a volte me la prendo per delle cavolate e apparentemente mi raffreddo.
Lui, dal canto suo, con una gorgone come me preferisce evitare scontri e lasciarmi sbollire.

Scleravo anche quando prendevo la paroxetaina a dosaggio pieno, avevo le stesse piccole gelosie, ero polemica allo stesso modo, ho avuto i miei momenti di apparente raffreddamento nei suoi confronti.
Se dovevo essere triste ero triste, e via discorrendo.

Sicché credo che: o il farmaco non ha avuto questo grande effetto risanante sul mio umore o la tendenza all'umore nero è mia caratteristica non sradicabile.
Quindi, se riduco il farmaco o lo interrompo non dovrei essere così diversa da com'ero fino a qualche giorno fa.

Di sicuro, però, la psic, dopo avermi scalpato e picchiato a sangue per aver agito di testa mia, mi convincerà, se proprio voglio dire addio all'odiata paroxetaina, a buttarmi su un altro farmaco.
Che di sicuro avrà su di me il solito effetto indesiderato di cui sto cercando di liberarmi -_-.

Bene. Quello che dovevo dire l'ho detto.

4 commenti:

  1. ( Tengo a precisare soltanto che la mia R non è moscia (R=V), bensì "arrotata" o "à la française" :D Guccini-style, diciam )

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  2. Meglio la erre che il pisello.
    Si, ok, battutaccia scontata, bla bla bla. Ma era servita su un piatto d'argento ed io proprio non ce la faccio a non dire stronzate :)

    Continuando a parlare di stronzate, qualche anno fa, in seguito all'ennesimo lutto nonchè ad un conseguente violentissimo attacco d'ira funesta, un tizio col comice bianco provò a propinarmi il Paxil.

    Ad oggi attendo ancora la sentenza del tribunale in merito al (presunto) reato di lesioni colpose, accusa mossa dal tizio col camice bianco dopo che il paxil ho provato a ficcarglielo su per lo sfintere, con risultati modesti ma di certo appaganti.

    E quella fù l'ultima volta che vidi un medico.

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